EPATITE C : sintomi, cause trasmissione e cura

Che cosa è l’ epatite C? Quali sono i sintomi e le possibili cause? Come viene trasmessa la malattia? Esiste un vaccino per contrastarla? In questo articolo cercheremo di rispondere con chiarezza ad alcune delle più comuni domande sull’infezione da virus HCV.

Epatite C : che cosa è

L’ epatite C è una malattia infettiva cronica causata dal virus HCV che colpisce in primo luogo il fegato. L’infezione è spesso asintomatica tanto che la maggior parte dei malati non sta male appena viene infettata e, in molti casi, non avverte alcun sintomo per anni. Tuttavia trattandosi di una malattia cronica, l’epatite C non va via col tempo. Chi ne soffre necessita di controlli periodici perché, se trascurata, l’infezione può portare gravi complicazioni come la cirrosi e il tumore al fegato.

Il virus HCV è trasmesso principalmente per contatto diretto con il sangue e può sopravvivere fuori dal corpo umano a temperatura ambiente per minimo 16 ore, dunque occorre prestare la massima attenzione.

Epatite C : i sintomi

Sebbene almeno in un primo momento l’epatite C sia solitamente asintomatica, nei casi più gravi può manifestarsi con segnali del tutto simili a quelli influenzali come:

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  • dolore al fianco destro, quindi nell’area intorno al fegato;
  • dolori articolari e muscolari;
  • inappetenza;
  • leggero affaticamento;
  • nausea.

Con il progredire della malattia i sintomi possono essere ancora impercettibili, ma qualora si manifestino includono:

  • febbre appena sotto i 39°;
  • ittero, una condizione che porta all’ingiallimento di pelle e occhi;
  • nausea e vomito;
  • scarso appetito;
  • stanchezza cronica
Epatite C
L’epatite C è causata dal virus HCV

Epatite C : le possibili cause

Come già detto l’epatite C è causata dal virus HCV e si sviluppa quanto si entra in contatto con sangue infetto. Di conseguenza tra le possibili cause rientrano:

  • l’esposizione a sangue infetto nel caso degli operatori sanitari;
  • la condivisione di aghi e siringhe particolarmente diffusa tra i tossicodipendenti;
  • la nascita, poiché in rari casi l’infezione può essere trasmessa dalla madre al figlio durante il parto;
  • la positività al virus dell’HIV;
  • le trasfusioni di sangue e i trapianti precedenti al 1992 in quanto prima di questa data le tecnologie di screening in materia non erano efficientissime e capitava di ricorrere, senza saperlo, a sangue e organi infetti;
  • i piercing o i tatuaggi eseguiti con attrezzature non sterili;
  • i rapporti sessuali;
  • i trattamenti di emodialisi seguiti per un lungo periodo di tempo.

Epatite C : i pericoli

Se in circolo da anni, il virus dell’epatite C può causare tremende complicazioni come:

  • la cirrosi epatica, che potrebbe manifestarsi dopo circa 20-30 anni da quando l’infezione è stata contratta;
  • il tumore al fegato che, pur essendo meno diffuso rispetto agli altri tipi di neoplasie, è particolarmente pericoloso;
  • l’insufficienza epatica, una condizione che si verifica quando il fegato, irrimediabilmente danneggiato, non riesce più a svolgere le sue funzioni.

Epatite C : come si trasmette

Il virus dell’epatite C può essere trasmesso solo se un soggetto entra in contatto diretto con il sangue di una persona infetta, quindi come già accennato è possibile contrarre l’infezione in caso di:

  • contatto con superfici sporche di sangue. In tal caso si consiglia di indossare i guanti e pulire il tutto con ipoclorito di sodio al 10% perché l’alcol etilico non è sufficiente per eliminare il virus;
  • contatto diretto con cerotti e cotone sporchi di sangue;
  • ferite accidentali con aghi e siringhe infette;
  • rapporti sessuali non protetti durante il ciclo o in presenza di abrasioni o taglietti a livello dei genitali;
  • scambio di aghi e siringhe infette tra tossicodipendenti;
  • uso promiscuo di oggetti domestici come forbicine, pinzette, spazzolini da denti e rasoi per via di eventuali residui di sangue;
  • utilizzo di strumenti non sterili per piercing, tatuaggi, agopuntura, ma anche in caso di trattamenti dentistici.

In rari casi è possibile che la mamma trasmetta il virus al bambino durante il parto, pertanto le donne affette da epatite C che programmano una gravidanza dovranno necessariamente consultare il medico.

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Al contrario, l’epatite C non può essere contratta attraverso cibi e bevande contaminate come invece accade per l’epatite A, né attraverso la saliva, lo sperma e le secrezioni vaginali che rappresentano invece un rischio per l’epatite B. In questo caso l’unico nemico è il sangue.

Epatite C
L’epatite C si trasmette anche per via sessuale

Epatite C: quando è richiesto l’esame

Il test dell’epatite C andrebbe effettuato con regolarità da chi presenta un elevato rischio di entrare in contatto con il virus in modo tale da ridurre il danno epatico ancora prima della comparsa dei sintomi, che come sappiamo possono manifestarsi anche a distanza di tanti anni.

In particolare lo screening per l’infezione da HCV è consigliato a chi:

  • è esposto per lavoro al sangue o all’uso di aghi;
  • è nato da madre affetta da epatite C;
  • è stato trattato con fattori di coagulazione prima del 1987 per contrastare l’emofilia;
  • fa uso di droga per via endovenosa;
  • ha avuto rapporti sessuali con partner affetti da HCV;
  • ha avuto riscontri anomali dal test della funzionalità epatica;
  • ha ricevuto trasfusioni o trapianti d’organo prima del 1992.

Epatite C: test e diagnosi

In base allo loro specificità gli esami del sangue contribuiscono a stabilire se si è contratto il virus HCV, a misurare la carica virale e a valutare la composizione genetica del virus in modo tale da scegliere il trattamento più idoneo a contrastarlo.

Oltre agli esami del sangue, il medico può fare ricorso a seconda dei casi alla biopsia epatica, ovvero la rimozione di un piccolo campione di tessuto epatico da analizzare in laboratorio, che aiuterà a determinare la gravità della malattia e il miglior trattamento da seguire.

Epatite C: cura e terapia

La scelta della terapia più idonea contro l’epatite C viene fatta solo dopo aver valutato attentamente i risultati degli esami diagnostici, anche perché se questi indicano un basso livello di anomalie si può decidere, pur continuando a monitorare la malattia con specifici esami del sangue almeno una volta l’anno, di non intervenire poiché il rischio di sviluppare gravi danni a livello epatico è ridotto. Questa scelta viene fatta anche perché gli effetti collaterali del trattamento contro il virus HCV possono essere davvero fastidiosi.

Tuttavia nel caso in cui in accordo con il medico si decida di intervenire con una cura farmacologica, è opportuno sapere che dal 2014 è stato introdotto un nuovo farmaco, il Sofosbuvir, in grado di garantire la guarigione in oltre il 90% dei pazienti affetti dai genotipi 1, 4, 5 o 6 del virus dell’epatite C.

La cura tradizionale si basa invece sull’associazione di due farmaci, l’interferone e la ribavirina, e in genere è in grado di eliminare il virus dal sangue nel 40-80% dei casi di epatite C. Il trattamento, che consiste in iniezioni sottocutanee settimanali di interferone in associazione a una doppia assunzione giornaliera per via orale di ribavirina, può durare in media dalle 24 alle 48 settimane. Molto dipende dal dosaggio scelto in base al genotipo del virus.

Gli effetti collaterali associati alla terapia con interferone/ribavirina includono:

  • sintomi simil-influenzali come febbre, dolori muscolari, nausea, vomito, affaticamento, irritabilità, insonnia, depressione e problemi di concentrazione, tutti disturbi imputabili all’interferone;
  • anemia, dermatite, affaticamento, congestione nasale e alterazioni del normale sviluppo del feto, tutti sintomi imputabili alla ribavirina;
  • comportamenti e pensieri suicidari imputabili all’assunzione in contemporanea di entrambi i farmaci. Questi sintomi si manifestano fortunatamente solo in pochi individui.

Solitamente gli effetti collaterali sono marcati durante le prime settimane e vanno poi a regredire nel tempo. In caso di disturbi eccessivi consigliamo di rivolgersi al medico per alleviare i sintomi.

Il trapianto di fegato viene invece preso in considerazione solo se l’organo ha subito danni importanti. Tuttavia il trapianto non è risolutivo, in quanto è probabile che il virus infetti anche il nuovo organo, pertanto è opportuno che i soggetti affetti da epatite C continuino il trattamento con farmaci antivirali anche dopo il trapianto.

Infine il medico, al fine di salvaguardare il trattamento contro il virus HCV ed evitare ulteriori danni al fegato, può raccomandare anche la vaccinazione contro l’epatite A e B.

Epatite C: le precauzioni

Per proteggersi dall’infezione causata dal virus HCV è importantissimo:

  • evitare di condividere aghi per iniettarsi la droga per via endovenosa. In ogni caso è sempre meglio non drogarsi;
  • fare piercing e tatuaggi solo se si ha la certezza che gli aghi siano sterili;
  • evitare rapporti sessuali non protetti con partner multipli o soggetti a rischio.

Nel caso in cui il virus dell’epatite C sia già in circolo è invece fondamentale:

  • evitare l’assunzione di farmaci che potrebbero causare danni al fegato, come il comunissimo paracetamolo, quindi niente fai-da-te neanche in caso di lievi disturbi influenzali;
  • mantenere il corpo in salute prediligendo un’alimentazione sana, ricca di frutta e verdura, praticando una costante attività fisica e dormendo il giusto;
  • smettere di bere alcolici poiché l’alcol tende a stressare il fegato e a velocizzare lo sviluppo della malattia;
  • tutelare gli altri evitando che entrino in contatto con il sangue infetto.

Fonti:

http://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/hepatitis-c/basics/definition/con-20030618?p=1

http://www.my-personaltrainer.it/fegato/epatite-c.html

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Alessandro Gennarihttps://www.linkedin.com/in/alessandro-gennari/
Giornalista, in rete dalla fine degli anni 90. Mi piace mangiare e bere bene, adoro fare sport. Attualmente sono impegnato in una delle realtà editoriali maggiori del Paese e seguo per passione questo progetto che per me rappresenta un momento di studio e di sperimentazione digital

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