FUOCO DI SANT’ANTONIO : sintomi cause cure

Fuoco di Sant’Antonio : che cosa è

Il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio è una malattia causata dal virus della varicella. Si tratta di una malattia molto dolorosa che come sintomi fa comparire una chiazza o una striscia di vescicole rosse, dolenti solitamente su un solo lato del corpo.

Fuoco di Sant’Antonio : origini e legame con la varicella

Il fuoco di Sant’Antonio è una riattivazione del virus della varicella, infatti compare solo nelle persone che hanno avuto la varicella. La maggior parte della popolazione mondiale è stata contagiata dal virus della varicella: si stima che circa mezzo milione di persone al mondo contraggano la varicella ogni anno. La varicella conferisce immunità, infatti si può avere solo un episodio di varicella nella vita, così come succede col morbillo, la parotite e molte altre malattie tipiche dell’infanzia.

Attualmente, circa l’82% dei casi di varicella colpiscono persone entro i 14 anni di età, i quali diventano quindi immuni, mentre il 18% di chi si ammala di varicella la contrae in età successiva, con sintomi più gravi rispetto alla malattia che si sviluppa in età pediatrica.

In alcuni casi di malati di varicella, una volta che i sintomi della varicella sono scomparsi ed è avvenuta la guarigione, può essere che il virus rimanga dormiente nel tessuto nervoso e “risvegliarsi” anche a distanza di decenni dando origine al fuoco di Sant’Antonio.

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L’immunità acquisita contro la varicella, secondo i dati attuali emersi dalle ricerche, sembra “rinforzata” dall’esposizione a malati di varicella, dando una maggiore immunità alla ricomparsa del virus della varicella sotto forma di fuoco di Sant’Antonio. Questa ipotesi è stata accreditata da un’osservazione epidemiologica: le persone immuni alla varicella, e quindi esposte al rischio di sviluppare il fuoco di Sant’Antonio, si ammalano in percentuale minore se vivono in famiglie con bambini che si ammalano a loro volta di varicella. In pratica, incontrare il virus attivo una volta che si è immuni, sembra funzionare come una sorta di “richiamo”, aumentando la resistenza alle ulteriori manifestazioni del virus dormiente.

Fuoco di Sant’Antonio: i sintomi

Il fuoco di Sant’Antonio si presenta con un insieme di sintomi che inizialmente sono comuni a molte altre malattie: febbre, mal di testa e senso di malessere diffuso. Dopo uno o due giorni dalla comparsa di questi sintomi generici, compare il tipico rash cutaneo, ovvero una zona di pelle arrossata e gonfia, sulla quale si possono distinguere sempre più chiaramente dei puntini.

La porzione di pelle dove compaiono i puntini è molto dolente e a colte vengono riferite fitte di dolore molto forte, descritto come bruciante o trafittivo. Poiché il virus si annida nei nervi, risulta potenzialmente molto doloroso in qualsiasi punto faccia la sua comparsa e fra i sintomi sono stati riferiti anche formicolii o zone insensibili in corrispondenza delle aree col rash.

Le zone colpite dal rash sono nella maggior parte dei casi collocate nella parte bassa del torace o nella parte alta del tratto lombare della schiena. Col passare dei giorni i puntini rossi si trasformano in vescicole piene di siero ed entro un paio di settimane il siero viene sostituito da sangue. Infine le vescicole si seccano diventando crosticine che cadono spontaneamente, nella maggior parte dei casi senza lasciare cicatrici. In caso di eruzioni cutanee particolarmente gravi, profonde ed estese è possibile che resti una cicatrice o una scoloritura della pelle.

Questo è il normale decorso di un tipico caso di fuoco di Sant’Antonio. Un percentuale di pazienti che va da 10 al 25% dei casi sviluppa il rash in aree particolarmente problematiche: quando il virus si annida nei nervi della faccia o del cranio può colpire il nervo oculate, il trigemino o il nervo uditivo, dando come sintomi più gravi cecità, sordità o paralisi facciale, che nella maggior parte dei casi regrediscono dopo la guarigione. Una piccola percentuale di persone sviluppa il fuoco di Sant’Antonio senza che compaia il tipico rash.

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Dopo la scomparsa del rash può continuare una sensazione dolorosa nella sede delle eruzioni cutanee (nevralgia post-erpetica). Il decorso della malattia porta mediamente alla scomparsa dei sintomi in un periodo di 3-5 settimane. La durata della malattia può essere più linga se una persona è particolarmente debole e non riceve cure adeguate.

Fuoco di Sant'Antonio
Fuoco di Sant’Antonio

Perché compare il fuoco di Sant’Antonio

Il fuoco di Sant’Antonio pare legato all’efficienza del sistema immunitario. Quando il sistema immunitario viene in qualche modo compromesso o indebolito, anche temporaneamente, è più facile che il virus dormiente trovi una breccia e risalga lungo le terminazioni nervose, dando origine al rash cutaneo tipico della malattia. Gli episodi che possono scatenare il ritorno del virus sono:

  • disordini del sonno: un cattivo sonno può indebolire il sistema immunitario. Chi ha problemi come insonnia, risvegli notturni, privazione di sonno o altri problemi legati alla quantità di ore di sonno e alla qualità del riposo, ha maggiori probabilità di sviluppare il fuoco di Sant’Antonio;
  • immunodeficienza: chi ha un sistema immunitario gravemente compromesso ha maggiori probabilità di sviluppare il fuoco di Sant’Antonio. È il caso, ad esempio, di chi ha un’infezione da HIV;
  • stress psicologico: lo stress psicologico aumenta la produzione di cortisolo, un ormone che incide negativamente sulla capacità del sistema immunitario di proteggere l’organismo dalle malattie;
  • traumi: un trauma di qualsiasi genere, sia fisico sia psicologico, colpisce duramente il sistema immunitario causando una più o meno lunga fase di debolezza e creando le condizioni che facilitano la comparsa del fuoco di Sant’Antonio;
  • esposizione a immunotossine: il trattamento dei tumori con immunotossine può facilitare la comparsa del fuoco di Sant’Antonio;
  • appartenenza alla razza bianca: i neri hanno un’incidenza estremamente più bassa del fuoco di Sant’Antonio rispetto ai bianchi;
  • sesso femminile: alcuni studi hanno riportato, per la popolazione over 65, che le donne hanno un’incidenza un po’ più elevata rispetto agli uomini (con un +11% di casi di fuoco di Sant’Antonio fra le femmine, a confronto con i maschi della stessa età);
  • compresenza di malattie infiammatorie: la presenza di alcune malattie può aumentare la probabilità di contrarre allo stesso tempo anche il fuoco di Sant’Antonio.

Le principali malattie identificate fino ad ora sono:

  • il lupus eritematoso sistemico (attacca fino a 91 persone ogni 1000 pazienti affetti da questa malattia);
  • l’artrite reumatoide (attacca fino a 10 persone ogni 1000 pazienti affetti da questa malattia);
  • la granulomatosi di Wegener (attacca fino a 45 persone ogni 1000 pazienti affetti da questa malattia);
  • la malattia di Crohn;
  • la colite ulcerosa.

Dalle ricerche effettuate, però, non è chiaro se la comparsa del fuoco di Sant’Antonio in questi pazienti sia dovuta alla malattia in sé o alla somministrazione dei farmaci immunosoppressori.

Fuoco di Sant’Antonio: la prevenzione

La prevenzione del fuoco di Sant’Antonio si basa principalmente sulla somministrazione del vaccino vivo attenuato per la varicella: tale vaccino viene somministrato alla popolazione a rischio per fascia di età.

Poiché il fuoco di Sant’Antonio colpisce in particolare le persone al di sopra dei 50 anni, il tipico protocollo medico adottato negli stati Uniti prevede la somministrazione del vaccino anti varicella alle persone in età a rischio, e pare che il trattamento sia efficace, abbattendo la numerosità di casi di fuoco di Sant’Antonio in età avanzata.

Per coloro che nonostante l’immunità data dal vaccino della varicella sviluppano lo stesso il fuoco di Sant’Antonio, si nota che i sintomi sono attenuati rispetto alla gravità media della malattia. Come per ogni vaccino, è importante che esso venga somministrato prima della comparsa dei sintomi, come prevenzione, e non come cura quando la malattia è già in corso.

Fuoco di Sant’Antonio: le cure

Gli obiettivi delle terapie per il fuoco di Sant’Antonio sono tre:

  • curare l’infezione virale acuta, per ridurre la gravità di tutti i sintomi;
  • curare il dolore sia nella fase acuta sia dopo la scomparsa del rash;
  • prevenire la comparsa di complicazioni (specialmente del dolore post erpetico).

Essendo una malattia di origine virale, il fuoco di Sant’Antonio viene trattato con antivirali e con farmaci sintomatici. Il trattamento con antivirali è utile per attenuare sia i sintomi nel periodo del rash sia l’eventuale dolore che permane sulla pelle dopo la scomparsa delle vescicole.

Per quanto riguarda i farmaci sintomatici, vengono principalmente usati farmaci analgesici e anestetici per combattere il dolore, che è il sintomo più debilitante della malattia.

Fuoco di Sant’Antonio: le complicazioni

Nonostante il fuoco di Sant’Antonio sia una malattia non mortale e curabile, è possibile che durante il decorso o alla fine del decorso compaiano alcune complicazioni.

  • Complicazioni durante il decorso della malattia: una percentuale che varia dal 10 al 25% dei pazienti colpiti, sviluppa il fuoco di Sant’Antonio di tipo oftalmico, che interessa cioè gli occhi. Qui il virus riattivato danneggia il bulbo e il nervo oculare e può causare complicazioni gravi come cicatrici e perdita della vista a lungo termine o permanente.
  • Complicazioni dopo il decorso della malattia: la principale complicazione è la nevralgia post-erpetica. Anche quando le vescicole sono scomparse e la pelle è tornata normale, in alcuni pazienti permane un forte dolore il dolore post erpetico è la complicazione più diffusa del fuoco di Sant’Antonio.

Per approfondire:
http://www.dsi.unifi.it/~casavola/RelTdS. pdf/varicella.PDF
http://www.ninds.nih.gov/disorders/shingles/shingles.htm
http://www.dmoz.org/Health/Conditions_and_Diseases/Infectious_Diseases/Viral/Herpes/Herpes_Zoster/
http://hardinmd.lib.uiowa.edu/shingles.html
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?cmd=PureSearch&term=(“herpes zoster”[MAJR] AND “loattrfree full text”[Filter])
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26986095
http://www.lescienze.it/archivio/articoli/1984/09/01/news/le_immunotossine-543734/
http://www.cdc.gov/Mmwr/preview/mmwrhtml/rr57e0515a1.htm
http://www.ema.europa.eu/docs/it_IT/document_library/EPAR_-_Summary_for_the_public/human/000674/WC500053457.pdf
http://www.fuocodisantantonio.net/
http://obiettivoecm.it/view/2010-05

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Alessandro Gennarihttps://www.linkedin.com/in/alessandro-gennari/
Giornalista, in rete dalla fine degli anni 90. Mi piace mangiare e bere bene, adoro fare sport. Attualmente sono impegnato in una delle realtà editoriali maggiori del Paese e seguo per passione questo progetto che per me rappresenta un momento di studio e di sperimentazione digital

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