MAGNETOTERAPIA : utilizzi ed efficacia vera o presunta

La magnetoterapia, o elettromagnetoterapia, è una metodica utilizzata nella medicina alternativa che usa campi magnetici per ottenere un effetto terapeutico.

Si tratta di una particolare forma di fisioterapia non invasiva.

Questa tecnica, infatti, si basa sul presupposto che l’applicazione locale di campi generati da specifici magneti possa dare benefici alla nostra salute.

Con questo genere di terapia vengono trattati soprattutto quei disturbi che riguardano il sistema muscolo-scheletrico, come dolori osteoarticolari e muscolari.

La magnetoterapia non è supportata scientificamente. Ciò vuol dire che non vi sono importanti studi ed evidenze scientifiche sulla reale efficacia terapeutica di tale metodica.

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Tipologie di magnetoterapia

Esistono 3 differenti tipologie di magnetoterapia:

  • statica. Si tratta, appunto, di una tecnica che utilizza un campo magnetico statico.
    È una tecnica che non ha alcun fondamento scientifico e la sua efficacia è, dunque, poco plausibile;
  • a bassa frequenza. Questa tecnica applica un campo magnetico utilizzando un solenoide attraversato da una corrente elettrica pulsante.
    Con questa tipologia di magnetoterapia vengono trattati disturbi come artrite, artrosi, mal di testa, distorsioni etc.
    Anche in questo caso, non vi è alcuna evidenza scientifica a sostegno della sua efficacia;
  • ad alta frequenza, o radiofrequenza. In questo caso vengono utilizzate delle onde radio ad alta frequenza che permettono di raggiungere anche gli organi interni, in quanto arrivano più in profondità.
    Questa tecnica dovrebbe essere utile a fluidificare il sangue ed, in questo modo, a migliorare la circolazione ed a ridurre i processi infiammatori.
    Anche per questa metodica non vi sono basi scientifiche.
magnetoterapia infortunio
La magnetoterapia viene usata nella cura di lesioni cartilaginee

Principio e funzionamento

La magnetoterapia, come detto, non basa la sua efficacia su fondamenta scientifiche. Essa, piuttosto, si basa su delle supposizioni pseudo-scientifiche. Vediamo quali.

Coloro che promuovono questa tecnica, affermano che i campi magnetici utilizzati agirebbero a livello cellulare, in particolare sulle cellule del tessuto scheletrico e dei tessuti molli.

Il principio di funzionamento sarebbe quello di ripristinare il potenziale di membrana a livello di tutte quelle cellule danneggiate, in cui questo potenziale risulti più o meno alterato.

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Questo consentirebbe a tutte le cellule di ripristinare il loro corretto funzionamento, migliorando l’intera funzionalità dell’organismo.

Potenziale di membrana

Ma che cos’è precisamente il potenziale di membrana di una cellula? Vediamolo brevemente.

Tutte le cellule del nostro organismo sono costituite da una serie di membrane cellulari che separano i vari compartimenti interni della cellula e l’ambiente interno da quello esterno.

La membrana esterna che riveste la cellula è la membrana plasmatica.

Queste membrane svolgono ruoli di fondamentale importanza a livello delle cellule, come il trasporto di sostanze dall’interno all’esterno e viceversa.

Le membrane plasmatiche sono costituite da colesterolo, lipidi e proteine.

Queste membrane non sono elettricamente neutre, ma hanno una carica netta dovuta al continuo flusso di ioni che attraversano la membrana plasmatica caricandola.

In particolare, gli ioni coinvolti nel potenziale di membrana sono sodio, potassio e cloro.

In tutte le cellule, infatti, vi è sempre una maggiore concentrazione di sodio e cloro all’esterno e di potassio all’interno.

Si genera, in questo modo, un campo elettrico in cui vi è una regione di potenziale negativo e una di potenziale positivo.

La membrana risulterà carica negativamente all’interno e positivamente verso l’esterno.

Questo genera il cosiddetto potenziale di membrana a riposo, che viene mantenuto stabile grazie alla presenza di canali ionici ai due lati della membrana plasmatica che si aprono in maniera selettiva e regolata.

In particolare, la pompa sodio/potassio svolge un ruolo fondamentale nel mantenere la differenza di potenziale ai lati della membrana.

Se il potenziale di membrana viene alterato in qualche modo, la cellula perde la sua funzionalità e può andare incontro ad apoptosi, ovvero morte programmata.

In questo modo, si danneggia l’intero tessuto di cui le cellule implicate fanno parte.

Con la magnetoterapia si riequilibrerebbe il potenziale di membrana delle cellule danneggiate, ripristinando così il loro funzionamento ed evitando l’apoptosi.

Questa tecnica, dunque, migliorerebbe il funzionamento di interi tessuti.

magnetoterapia edema
La magnetoterapia viene usata nella cura degli edemi

Apparecchiature utilizzate in magnetoterapia

Per effettuare la magnetoterapia si utilizza una semplice strumentazione costituita da:

  • Consolle di comando;
  • Magneti.

I magneti che si usano per la magnetoterapia sono, in genere, inseriti all’interno di fasce da applicare intorno alla zona da trattare.

Prima di cominciare la procedura, il paziente viene visitato per comprendere bene l’entità della terapia da applicare e, dunque, quale campo magnetico utilizzare.

Il tutto viene registrato sulla consolle di comando. Una volta stabilito questo, vengono applicate al paziente le fasce sulle zone da trattare.

A questo punto, si può inviare il comando alla consolle per far partire il campo magnetico registrato in precedenza.

La singola seduta di magnetoterapia dura all’incirca 30 minuti, dopodiché vengono rimosse le fasce magnetiche.

A seconda dell’entità e del sito da trattare, il paziente potrà necessitare di un numero variabile di sedute, stabilito dall’operatore.

Magnetoterapia: applicazioni

In base a quanto detto, la magnetoterapia dovrebbe migliorare il funzionamento e la permeabilità di alcune cellule, ma anche agire sul ferro presente all’interno del gruppo eme dell’emoglobina, nei globuli rossi.

Essa, dunque, troverebbe applicazione nel migliorare la fluidità del sangue, la risposta immunitaria e nell’attenuare le infiammazioni.

In particolare, però, la magnetoterapia sarebbe indicata e consigliata soprattutto in caso di:

L’utilizzo di una specifica tipologia di magnetoterapia dipende dalla patologia da curare e dal tipo di terapia che si vuole effettuare.

Nello specifico, la magnetoterapia a bassa frequenza servirebbe soprattutto nei casi di osteporosi, quindi per favorire l’ingresso del calcio all’interno della struttura ossea, incrementando la mineralizzazione dello scheletro.

Inoltre, questa tipologia di magnetoterapia, servirebbe anche per migliorare la calcificazione dell’osso in seguito, ad esempio, ad una frattura.

La magnetoterapia ad alta frequenza, invece, sarebbe più idonea nel favorire la fluidità del sangue, quindi migliorare la circolazione sanguigna.

Inoltre, verrebbe applicata questa tecnica anche per ridurre gli stati di flogosi.

Controindicazioni

La magnetoterapia, come altre tecniche terapeutiche, non può essere applicata a tutti, ma presenta delle controindicazioni.

Essa non può essere effettuata in caso di:

  • Portatori di pacemaker, in quanto il campo magnetico generato potrebbe interferire con il pacemaker, generando alterazioni del ritmo cardiaco del soggetto;
  • Gravidanza. La magnetoterapia è sconsigliata in gravidanza, in quanto, i campi magnetici prodotti durante la procedura potrebbero causare danni al feto, come malformazioni o anomalie fetali.
magnetoterapia artrite
La magnetoterapia viene usata nella cura dell’artrite

Controversie scientifiche

Fin dall’inizio del presente articolo è stato più volte ribadito che alla base di questa tecnica terapeutica non vi sono basi scientifiche.

La magnetoterapia, infatti, è considerata dalla maggior parte dei medici, una pseudoscienza, ovvero una tecnica che non ha alcun valore reale.

Questo perché la comunità scientifica ritiene poco efficace il trattamento effettuato con i magneti, per diverse ragioni:

  • I campi magnetici prodotti dai magneti utilizzati in questa metodica non sarebbero sufficienti a fare realmente il lavoro che promettono.
    Essi, cioè, non sarebbero in grado di giungere effettivamente a livello delle cellule, né di regolare il potenziale di membrana a riposo delle stesse;
  • Non c’è alcuno studio, ricerca scientifica o review che conferma l’efficacia di un campo magnetico a livello del ferro contenuto nei gruppo eme dell’emoglobina.
    Dunque, non c’è nessuna certezza che effettivamente l’applicazione della magnetoterapia possa agire sulla fluidità del sangue, migliorando la circolazione cardiovascolare;
  • Non esistono prove scientifiche che spieghino l’efficacia dell’azione di campi magnetici su cellule ossee, muscolari e del sangue.

Considerazioni finali

Secondo quanto detto, la magnetoterapia per la comunità scientifica non ha alcun valore terapeutico, anzi, la sua applicazione servirebbe soltanto a danneggiare il paziente.

Questo perché l’utilizzo di terapie mediche sostitutive avrebbe l’unico risultato di rallentare e posticipare le vere cure.

In questo modo, consigliando questo genere di terapia si rallenterebbero solo i processi di guarigione del paziente.

L’ordine dei medici e la comunità scientifica, dunque, sconsigliano di curarsi con questo genere di terapie, ma consigliano invece di affidarsi sempre a quelle delle medicina tradizionale, che sono supportate da solide basi scientifiche.

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Davide P.
Giornalista professionista, da 20 anni opera sul web. Ha lavorato nelle maggiori realtà internet del Paese ricoprendo ruoli di elevata responsabilità. Attualmente opera come consulente editoriale per progetti digitali nazionali e internazionali

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