Il reflusso gastroesofageo è una patologia intimamente collegata ai ritmi frenetici della società odierna.
Ne soffre, si stima, il 10-20 per cento della popolazione europea, mentre appare molto meno frequente tra le popolazioni africane ed asiatiche.
Essa si caratterizza per la risalita dei succhi gastrici lungo la parete dell’esofago, dando vita al cosiddetto “rigurgito acido”.
Un farmaco molto utile per lenire i sintomi del reflusso gastroesofageo e spegnere il bruciore si è rivelato essere Pantorc.
Si tratta di un rimedio antiulcera basato sul principio attivo del pantoprazolo, sale sodico sesquidrato.
Tecnicamente appartiene alla famiglia degli “inibitori della pompa protonica“, quindi riduce la quantità di acido contenuta nello stomaco e nell’intestino.
Ma come agisce il Pantorc, per chi è più indicato e a chi è sconsigliato? Presenta effetti collaterali? Come va usato? In questo articolo cercheremo di rispondere a tutte queste domande.
Che cos’è Pantorc e come agisce?
Come si accennava sopra, nell’introduzione a questa scheda, Pantorc è un medicinale che fa parte degli inibitori della pompa protonica.
Si tratta di molecole di pantoprazolo, che presentano una particolare caratteristica: quella di inibire la quantità di acido dei succhi gastrici presenti nello stomaco.
Tale inibizione avviene attraverso il ridimensionamento dell’enzima H+/K-ATPasi (la cosiddetta pompa a protoni), responsabile dell’ipersecrezione acida e del reflusso gastroesofageo.
Normalmente una sola dose di pantoprazolo serve a tamponare l’enzima per 24 ore.
Sarà il medico a stabilire, poi, di volta in volta la terapia più adatta a ciascun paziente.
Pantorc si usa dunque con successo non solo in tutti i sintomi legati al reflusso gastroesofageo in fase acuta (rigurgito acido, fastidio alla deglutizione, dolore retrosternale), ma anche nelle esofagiti.
Si tratta di infiammazioni dell’esofago provocate da un reflusso mal curato in passato, e nella Sindrome di Zollinger-Ellison (un insieme di ulcere peptiche multiple conseguenza di alcuni tumori pancreatici).
In combinazione con antibiotici come la claritromicina può essere utilizzato per l’eliminazione del batterio Helicobacter Pylori.
Può inoltre rappresentare un valido trattamento di prevenzione contro le ulcere duodenali o gastriche, soprattutto quelle causate da un uso errato o eccessivo di fans (farmaci antinfiammatori non stereoidei).
In quest’ultimo caso, però, il trattamento va effettuato solo in caso di effettiva necessità, onde evitare di provocare altri danni.
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Su quale principio attivo si basa la sua azione?
Pantorc basa la sua efficacia sul pantoprazolo.
Si tratta di un sale sodico sesquidrato (cioè un idrato composto in maggioranza da molecole di acqua) nonché un protettore gastrico, inibitore della pompa protonica.
Esso che agisce sull’inibizione degli acidi gastrici, bloccando la catena enzimatica idrogeno-potassio.
Per chi è adatto questo farmaco?
Coloro che soffrono di reflusso gastroesofageo, con tutti i sintomi ad esso connessi (rigurgito acido, sensazione di bruciore allo stomaco, dolore dietro lo sterno e alla deglutizione) potranno trarre giovamento dall’assunzione di Pantorc.
Allo stesso modo è utile per i pazienti che si trovano ad affrontare le conseguenze di un’esofagite.
L’utilizzo di questo farmaco si è dimostrato molto efficace, inoltre, per la prevenzione di alcune ulcere, soprattutto in concomitanza con l’assunzione di alcuni fans tipo l’ibuprofene e per il trattamento e l’eradicazione dell’Helicobacter Pylori.
Chi non deve affatto utilizzarlo?
Vi sono però delle controindicazioni di cui tener conto prima di utilizzare questo rimedio farmacologico.
Innanzitutto Pantorc non deve essere assolutamente assunto da chi soffre di allergie a pantoprazolo o a qualsiasi altro medicinale classificato come inibitore della pompa protonica (omeprazolo, rabeprazolo, lansoprazolo, tra gli altri).
Astenersi dall’uso anche se si è allergici a uno qualsiasi degli eccipienti in esso presenti (tra i più importanti: crospovidone, anidro mannitolo, sodio carbonato, diossido di titanio).
Non è indicato per i bambini sotto i 12 anni di età.
Per chi è sconsigliato?
Un capitolo a parte è invece quello legato alle precauzioni nell’utilizzo, secondo cui occorre molta cautela in alcune tipologie di pazienti, come ad esempio in chi soffre di patologie epatiche.
In tale circostanza, infatti, il medico potrà tenere sotto controllo gli enzimi del fegato.
Se questi ultimi aumentano, la cura con Pantorc andrà interrotta.
Attenzione anche per chi non dispone nel sangue di un quantitativo sufficiente di vitamina B12 e per chi sta portando avanti una terapia a base di atazanavir, per contrastare il virus dell’HIV.
Per quanto riguarda invece la durata del trattamento con inibitori della pompa protonica, questi ultimi possono dar luogo, quando assunti per lunghi periodi ad una demineralizzazione delle ossa e del sangue.
Perciò, se si soffre di osteoporosi o se si dovessero riscontrare bassi livelli di magnesio nell’organismo, con conseguenze come capogiri, contrazioni involontarie dei muscoli, aumento dei battiti cardiaci, sarebbe bene sospendere l’utilizzo di Pantorc.
Da sapere, poi, che il pantoprazolo può portare ad una maggiore esposizione al rischio di contrarre virus intestinali, come la Salmonella, Campilobacter o Clostridium difficile, poiché abbatte le riserve della flora batterica intestinale.
Se si è donne in gravidanza o in periodo di allattamento al seno, sarebbe meglio concordare con il proprio medico l’eventualità di una terapia o meno con il pantoprazolo, dal momento che è stato dimostrato che il principio attivo passa attraverso il latte materno.
Come si presenta e come si utilizza?
Questo farmaco si presenta in compresse gastroresistenti (da 20 o 40 mg per compressa) o in polvere iniettabile da 40 mg per flaconcino.
Di solito la dose prescritta dal medico per contrastare il reflusso gastroesofageo equivale ad una compressa al giorno (da 20 o 40 mg), che può condurre a remissione dei sintomi già in un paio di settimane.
Per l’esofagite si comincia con compresse da 20 mg, una al giorno, eventualmente aumentabili nel dosaggio a 40 mg al giorno se il medico non riscontra miglioramenti.
Dopo la scomparsa dei sintomi si potrà ritornare a 20 mg al giorno per un periodo stabilito, anche stavolta, dal medico curante.
La soluzione endovena di Pantorc viene prescritta solo in quei casi in cui non è possibile la deglutizione, o viene resa molto complicata da diversi fattori.
Presenta effetti collaterali? Quali sono?
Anche se Pantorc, come la maggior parte dei farmaci gastroprotettori, può essere acquistato senza ricetta medica, come rimedio da banco, possiede degli effetti collaterali da non sottovalutare.
I principali effetti indesiderati si verificano soprattutto a carico del tratto gastro-intestinale:
- secchezza della bocca
- nausea
- senso di pesantezza allo stomaco
- flatulenza
- vomito
- diarrea
- prurito
- disturbi del sonno.
Non possiamo però dimenticarci di accennare a tutte le reazioni allergiche o a carico della pelle come:
- orticaria
- edema della bocca e della gola
- forte sudorazione
- tachicardia
- vesciche
- eritemi
- erosioni
- sanguinamenti.
Si tratta, comunque, di fenomeni rari. Rari anche i dolori muscolari, l’alterazione del gusto dei cibi, l’aumento della temperatura corporea, mentre molto raramente sono stati riportati fenomeni di disorientamento spazio temporale.
Comporta interazioni con altri sostanze?
Sì, sono numerose anche le interazioni causate dal pantoprazolo con diverse sostanze chimiche, a dimostrazione che ci troviamo di fronte ad un farmaco da non assumere con leggerezza.
I principali effetti incrociati si hanno con gli antimicotici (ketoconazolo, itraconazolo, posaconazolo), oppure con l’erlotinib, un chemioterapico, dei quali Pantorc diminuisce l’efficacia.
Interazioni si sono registrate anche con alcuni antidepressivi come iperico o Erba di San Giovanni e fluvoxamina.
Attenzione va raccomandata, poi, se contemporaneamente si sta portando avanti una terapia con atazanavir, antivirale contro l’HIV, e l’antibatterico rifampicina (Rifadin).
Non è possibile, ancora, portare avanti un trattamento concomitante a base di metotressato (molecola antagonista dell’acido folico utilizzata contro psoriasi, alcune forme di artrite reumatoide e alcune neoplasie), in quanto i suoi livelli ematici vengono aumentati dal pantoprazolo.
È bene infine non utilizzare questo farmaco con il warfarin e fenprocumone, che possono interferire con la coagulazione del sangue o, al contrario, con la sua eccessiva diluizione.
In questi casi il medico prescrive di solito accertamenti diagnostici più accurati insieme con il miglior abbinamento di farmaci.
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