Che cosa è la vitamina K? Quali sono le possibili cause della carenza di vitamina K o di un suo progressivo aumento nel sangue? E i valori di riferimento? In questo articolo cercheremo di rispondere con chiarezza ad alcune delle più comuni domande su questa vitamina.
Vitamina K : cos’è
La vitamina K è una vitamina liposolubile che interviene in numerose funzioni. È infatti importante per regolare la coagulazione del sangue e prevenire la calcificazione delle arterie, ma anche per garantire la corretta funzionalità di specifiche proteine che mantengono forti le ossa, tra cui l’osteocalcina, e per regolarizzare la risposta infiammatoria. Per tutti questi motivi è fondamentale scongiurare una carenza di vitamina K nel nostro organismo, in particolare attraverso l’alimentazione.
I valori normali di vitamina K negli adulti devono rientrare tra i 15-30 m g/100 ml. Valori superiori o inferiori rispetto alla norma rimandano a particolari condizioni e/o patologie che affronteremo nei paragrafi successivi.
Vitamina K: proprietà
Le proprietà della vitamina K la rendono un micronutriente indispensabile per la salute dell’organismo. In particolare, la vitamina K è indispensabile per:
- garantire l’adeguata viscosità del sangue (processo di coagulazione del sangue);
- proteggere le ossa dalle fratture, in quanto limita la formazione delle cellule responsabili della demineralizzazione delle ossa;
- prevenire la calcificazione delle arterie, poiché stimola la proteina che impedisce la formazione di cristalli di calcio nei vasi sanguigni;
- ridurre i livelli di infiammazione nell’organismo e supportare cervello e sistema nervoso (azione antiossidante a favore delle cellule nervose).
Inoltre la vitamina K è raccomandata per scongiurare la malattia emorragica del neonato, causata appunto dalla carenza di questa vitamina solitamente nei primi 7 giorni dopo il parto, che può manifestarsi con emorragie cutanee, intratoraciche e, nei casi peggiori, intracraniche.
Vitamina K : valori bassi
In genere la carenza di vitamina K è molto rara in quanto nei soggetti sani viene prodotta dalla flora batterica intestinale, ma c’è comunque chi ne soffre. Bassi valori di questa vitamina portano con sé specifici sintomi come:
- affaticamento;
- colite;
- nausea;
- perdita del sangue dal naso o sanguinamento eccessivo;
- riduzione della densità ossea con conseguente fragilità delle ossa e aumento del rischio di fratture;
- sonno agitato.
Nel caso specifico dei neonati con carenza di vitamina K alla nascita, i principali sintomi sono l’anemia emolitica, l’ittero e la sindrome emorragica.
Il deficit della vitamina K negli adulti è solitamente causato da disfunzioni dell’apparato gastrointestinale o da abuso di alcuni medicinali. Più nello specifico la carenza di vitamina K può essere determinata da:
- malattie intestinali che possono influire sul suo cattivo assorbimento come, ad esempio, la celiachia e la colite ulcerosa;
- una ridotta secrezione della bile oppure dall’ostruzione biliare o da malattie epatiche;
- malnutrizione cronica;
- fibrosi cistica;
- inquinamento industriale;
- radiazioni da raggi X;
- abuso di medicinali come antibiotici, anticonvulsivanti e anticoagulanti. Anche alte dosi di salicilati (aspirina) possono incrementare il fabbisogno di vitamina K.
Nei bambini la carenza di vitamina K è invece causata da:
- modesto trasporto attraverso la placenta;
- totale assenza della flora batterica nei primi giorni di vita;
- inadeguata biosintesi epatica dei fattori della coagulazione;
- insufficiente contenuto di vitamina K nel latte materno.
Inoltre è bene ricordare che la gestione del deficit di vitamina K deve essere sempre eseguita sotto stretto controllo medico.
Vitamina K : valori alti
Pur trattandosi di un’eventualità piuttosto rara, l’eccesso di vitamina K può riscontrarsi nei neonati e negli adulti a cui viene somministrata una dose troppo alta di integratori, che quindi si rivela tossica. Tra i principali sintomi di un eccesso di vitamina K rientrano:
- anemia;
- emolisi, ossia il processo di distruzione dei globuli rossi;
- iperbilirubinemia, l’aumento eccessivo e non controllato della bilirubina, ossia il maggior prodotto del catabolismo dell’emoglobina;
- ittero (neonati);
- senso di oppressione al petto;
- trombosi;
- vampate di calore e sudorazione;
- vomito.
Tra le cause che determinano valori elevati di vitamina K rientrano senza dubbio l’inadeguato ed eccessivo apporto di vitamina attraverso gli integratori e i disordini del metabolismo.
Vitamina K : alimentazione
La dose di vitamina K raccomandata è pari a 1 µg/kg di peso/die che si può facilmente assimilare attraverso una dieta varia ed equilibrata.
Tra gli alimenti con più alto contenuto di vitamina K citiamo:
- le verdure a foglia come gli spinaci, la lattuga, il crescione, le bietole, i broccoli, il cavolo, i cavolini di Bruxelles, le cime di rapa;
- gli asparagi, le carote e le patate;
- i fagioli, i piselli e la soia;
- i cereali integrali, in particolare l’avena
- i prodotti caseari;
- la carne;
- l’ortica (tisane e integratori).
Inoltre è bene ricordare che, in questo caso, la cottura non brucia quantità significative di vitamina K.
Vitamina K : gravidanza e allattamento al seno
La somministrazione di vitamina K alle donne in gravidanza è solitamente sconsigliata in quanto una regolare integrazione di questa vitamina durante la gestazione, unita all’introito alimentare giornaliero, potrebbe aumentare il rischio di ittero nei neonati. Al contrario è considerata sicura l’integrazione di vitamina K durante l’allattamento, in quanto il latte materno contiene basse percentuali di questa vitamina.
Vitamina K : interazioni con farmaci, erbe e integratori
Tra i farmaci che possono ridurre gli effetti della vitamina K e aumentarne il fabbisogno citiamo:
- il warfarin, un farmaco ad azione anticoagulante. Chi assume questo farmaco deve assolutamente evitare gli integratori e gli alimenti ricchi di vitamina K in quanto ne interromperebbero gli effetti anticoagulanti;
- gli antibiotici ad ampio spettro, in particolare i sulfamidici (farmaci di tipo sintetico con azione batteriostatica);
- gli antiacidi a base di idrossido di alluminio come Maalox, un farmaco utilizzato per trattare il bruciore e dolore di stomaco;
- il chinino, un medicinale utilizzato per la cura e la prevenzione della malaria e non solo;
- la dactinomicina, un farmaco chemioterapico per il trattamento di alcune forme tumorali.
Infine ricordiamo che, a causa del loro contenuto di vitamina K, l’erba medica, il ginseng e l’angelica possono ridurre l’efficacia dei farmaci anticoagulanti.
Fonti:
Manuale di tecniche diagnostiche ed esami di laboratorio; McGraw-Hill
http://www.farmacoecura.it/alimentazione/vitamina-k-alimenti-fonti-usi-proprieta-pericoli/
http://www.my-personaltrainer.it/vitamina-k.html
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